PREFAZIONE

Ventiquattro anni non sono pochi, se poi si pensa che ne ho passati circa otto e mezzo a scrivere Poesie, sono davvero tanti. Sono anche troppi per pensare che la mia poesia sia solo un gioco. E’ molto di più, è un desiderio irrefrenabile di restare un bambino, non tipo sindrome da “Peeter Pan” o “eterno bamboccione”, ma quanto più come esigenza di non cessare mai di osservare il mondo con gli occhi ingenui di un bambino. Ho bisogno, sinceramente bisogno, di sentire la mia pelle rabbrividire quando incrocio il suo sguardo, non posso prescindere dal sentirmi palpitare quando mi cerchi, non sarei io se non fremessi dalla voglia di rivederti, di riabbracciarti. La poesia non è una mia caratteristica vincente, non è una parte di me, la poesia è l’espressione più intima e profonda del mio ego. Io sono la mia poesia quando mi sveglio al mattino, sono la mia poesia quando entro in ufficio, sono la mia poesia quando esco dall’ufficio, sono la mia poesia nei weekend e sono la mia poesia soprattutto da quando ti ho incontrata. Non che prima non lo fossi, ma hai riacceso in me il desiderio di scrivere, di emozionarmi e di emozionare. Non so nulla di questa raccolta, non so come continuerà, non so come finirà, perché non so che forma prenderà la mia vita rispetto alla tua, ma non mi importa, quello che conta è che ora ho di nuovo voglia di scrivere, questo ha dell’incredibile, sembrerà assurdo, incomprensibile ma… E’ la mia poesia e quindi sono io!


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